E-mail. Informale, si, ma fino a un certo punto
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Saltando a piè pari un pò di considerazioni sulla scrittura via mail, oggi volevo semplicemente essere io a copiare spudoratamente, come incipit del discorso che poi proseguirò volentieri, una memorabile quarta di copertina. Il libro in questione è “Send. The essential Guide to Email for Office and Home” di David Shipley e Will Schwalbe.
Non è mica così semplice scrivere una mail “professionale” (ma anche diretta ad amici e colleghi) che venga effettivamente letta e non cestinata a partire dalla lettura del suo oggetto. Infatti spesso ci concentriamo (ma a volte proprio no) sul messaggio del corpo della mail, ma non su alcune altre considerazioni direi vitali, come appunto l’ideazione di un buon titolo, che porti il destinatario a cliccare su Apri piuttosto che su Elimina. Oppure sulla firma, o sulla formula di saluto. Attenzione! Questo è veramente un campo minato! Metafore catastrofiche a parte, vi riporto quanto scritto in questo bel libro appena citato.
Parliamo degli otto peccati capitali dell’e-mail:
1. L’email troppo vaga (es: Occupati di quello di cui avevamo parlato, mi raccomando.)
2. L’email maleducata, anche rivolta a persone con le quali si è in confidenza (es: TI HO DETTO CHE TI DOVEVI OCCUPARE DELLA QUESTIONE)
3. L’email accusatoria da “si ma è colpa tua” (es: Di a tutti che però io ti avevo avvertito in tempo del problema)
4. L’email vigliacca (es: Questo è quanto. Fai un pò tu)
5. Il RE delle email (es: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Consegna)
6. L’email con troppo sarcasmo (es: Mi avevano detto che tu fossi rapido, ma non pensavo che il confronto era con la mia tartaruga)
7. L’email troppo informale (es: Coraggio! Non posso credere che non ti è venuta ancora un’idea!)
8. L’email fuori luogo (es: Fai un salto nella mia stanza d’albergo e ne parliamo)
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