Contest “la vita in maschera” – Alessandra Carducci
MASCHERE
Non ho mai amato il carnevale, paradossalmente, però, mi sono ritrovata ad indossare negli anni molte di
quelle maschere che la mia vita si era quasi trasformata in una vera carnevalata.
Ne ho indossate veramente tante, alcune “imposte”, altre, invece, per scelta perché mi ero talmente
abituata a metterle che non mi accorgevo nemmeno più di portarne una. Pur di non mostrarmi, di
non farmi conoscere per quella che ero, pur di non far uscire la mia vera personalità mi ero abituata
a nascondermi dietro queste maschere al punto tale di arrivare, a volte, a dimenticare quasi chi fossi
realmente.
Ad un certo punto, però, quelle stesse maschere che credevo mi difendessero, che mi facessero apparire
migliore agli occhi delle altre persone sono incominciate a diventare insopportabili, quasi come avessero
iniziato a darmi un senso di soffocamento ogni volta che ne portavo una. Così, pian piano ho cominciato a
toglierle, una ad una. Non è stato facile ma più andavo avanti e più ero spinta da una forza che mi veniva
da quella sensazione e consapevolezza che così come ero e sono, non ero poi così male.
Tra le tante maschere della finta perfetta che ho indossato ce n’è stata una in particolare che ho portato
a lungo per nascondere una piccola imperfezione che avevo. Sono nata con un difetto all’udito, ad un
certo punto il timpano del mio orecchio sinistro ha deciso di non voler crescere, concedendomi soltanto
di “sentire” delle piccole percezioni. Fortunatamente l’orecchio destro non mi ha fatto lo stesso scherzo,
anzi riusciva a fare bene anche quello che avrebbe dovuto fare il suo gemello, ed è stato talmente bravo
che non c’è stato bisogno che frequentassi delle scuole speciali.
Fin da bambina ho nascosto questo piccolo difetto. I miei genitori mi avevano detto di non dirlo pensando
in questo modo di difendermi da eventuali chiacchiere o beffe, credo, perché tanto non si notava e così, ho
indossato questa maschera con cui mi mostravo e comportavo come se anch’io avessi un udito perfetto.
Eppure io non avevo la minima idea di cosa volesse dire sentire con due timpani ben funzionanti ma questo
non mi ha impedito di potare avanti questa messa in scena per anni.
Non avevo fatto i conti, però, con le difficoltà che avrei dovuto affrontare e soprattutto con l’idea che avrei
dato di me alle altre persone. Spesso mi sono trovata in luoghi e situazioni in cui c’era molto rumore, di
qualsiasi tipo e in quei momenti facevo una fatica enorme per capire le persone che mi parlavano. Se poi
cercavano di dirmi qualcosa ad un orecchio ovviamente era sempre quello sinistro il prescelto ed io non
mi tiravo indietro ma facevo finta di sentire, per poi sfoderare un sorriso o un accenno con la testa come
se avessi capito tutto. Delle volte mi andava bene, altre volte, invece, quando non capivo cosa mi avessero
detto, la scena che si ripeteva era sempre la stessa: assistevo alla trasformazione dei volti delle persone che
assumevano sempre quella stessa espressione che stava a significare: “Ma sei scema?”.
Quante volte l’ho vista, quante volte ci sono rimasta male. Con questa maschera ero riuscita a far credere
alle altre persone che ero una perfetta svampita! Mi sono ripetuta queste parole tante volte ma ci ho
messo lo stesso molto tempo prima di riuscire a capire ma soprattutto a trovare il coraggio di uscire fuori
allo scoperto.
Ad un certo punto ho iniziato a dirlo: “Io non sento ad un orecchio”. Ricordo ancora una delle prime volte
che lo dissi ai miei amici e ricordo anche le loro parole: “Ma tu sei matta! Hai preferito passare per una
svampita per tutti questi anni invece di dire una cosa così semplice”. Magari fosse stato semplice. Ci ho
messo molto per togliermi questa maschera e l’ho fatto parlando con i miei genitori, raccontandogli le
difficoltà che avevo avuto e che continuo ad avere.
Ancora oggi non sento dal mio orecchio sinistro ma sono felice perché non mi nascondo più ed ho imparato
ad accettare quella che sono da tutti i punti di vista. Ho imparato a chiedere aiuto nei momenti di difficoltà
e sono riuscita a vincere la paura e quel senso di vergogna che provavo ogni volta che dovevo mostrare
qualcosa di mio e di me. Ho tolto ogni singola maschera che ho indossato in tutti questi anni perché ho
capito che l’avere i difetti, qualsiasi essi siano, l’essere diversi, per qualsiasi motivo, sono pur sempre un
qualcosa che contribuiscono a renderci unici.
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