Contest “la vita in maschera” – Olga Liliana Garcia Rabanal – Scrittura
Il cammino di Sofì
Potrei piangere, potrei cantare alla vita e la vivo a modo mio, perché ho aperto gli occhi ora mi sono tolta la maschera che portavo durante la mia vita.
Cercavo di toglierla però qualcosa mi bloccava, era la paura di far vedere al mondo ciò che non avrebbero mai visto, qualcosa che mi avrebbe spaventata solo guardandomi allo specchio.
Diverse volte la notte mi sono tolta la maschera e ho pianto in continuazione finché la stanchezza e il sonno mi giunsero , imploravo alla solitudine unica amica mia di restare a farmi compagnia lei fedele restava finche il mio corpo pieno di stanchezza seduto al angolo della strada coperto soltanto con un pezzo di stoffa mi teneva calda. Ero vagabonda in una terra lontana, arrivai con speranza di cambiare la mia vita e quella dei miei figli, pensavo a loro e ritrovavo la forza
di affrontare ancora un altro giorno, questo mio destino, che ad ogni passo che facevo non sapevo più si era giusto o sbagliato, la forza mi faceva coraggio e la speranza non mi permetteva di mollare, cercavo d’imparare la lingua del posto ancora a me un po’ estraneo, dal libro e dai dizionari buttati e fatti a pezzi nei cassonetti così sentii la solitudine sempre più lontana.
Nella notte il libro e il dizionario erano i miei migliori amici mentre di giorno la mia maschera mi aiutava ad affrontare un altra giornata. Passavo i giorni imparando, finché un giorno un uomo si mise accanto a me e disse hai superato la prova io mi voltai e gli dissi quale prova e lui rispose la prova del coraggio, la forza, l’amore e dei valori, ora sei pronta va’.
Chiusi il libro, mi voltai di nuovo verso di lui e non lo vidi più, mi domandai chi fosse quel uomo misterioso,le sue parole furono confortevoli, mi sentii più sicura di me per la prima volta e vidi sul vetro di un negozio riflettere il mio primo sorriso, sembrava che quella maschera che portavo piena di tristezza iniziava a svanire, cominciai a cercare lavoro, andavo porta a porta, ma questo passo fu ancora più duro però mi facevo forza ad ogni singolo passo, pensavo a miei figli e sapevo che ero venuta lì per loro, le porte si chiudevano, però la mia speranza ancora c’era, quando stanca e con i piedi indolenziti mi fermai e mi misi seduta su una panchina ad osservare la gente che passando mi guardava e mi chiedevo se la maschera la portavano anche loro, continuai ad osservarli e mi resi conto che anche loro erano parte di questo mondo in cui mi trovavo solo che ognuno lo viveva in modo diverso. Magari per alcuni era più evidente che per altri.
Dentro me sentivo un dolore profondo, vedere la gente triste, cosi mi alzai dalla panchina e iniziai a camminare pensando a cosa potevo fare, quando senza accorgermi urto un uomo che portava delle scatole, chiese gentilmente scusa e l’uomo voltandosi mi disse sei vicina non mollare , in quel istante non capi solo volevo ricordare quel viso famigliare che aveva , mi era sembrato di averlo già visto, non diede più importanza e mi rimisi a camminare quando qualcuno urlo pazza guarda dove cammini, spaventata reagì e cambiai direzione, stavo per essere investita, senza volerlo andai a finire tra le scatole che quel uomo aveva lasciato accanto i cassonetti, la curiosità mi porto ad aprire una delle scatole e vidi un costume tutto colorato qualche paia di scarpe grandissime, pitture e diverse parrucche colorate e qualche foglio scritto, la cosa mi sembro interessante così presi la scatola e la portai via con me. La sera mi misi a osservare gli oggetti dentro la scatola, la cosa più interessante erano i fogli in cui sembrava contenessero le risposte alle mie domande, uno dei fogli parlava di un uomo che nacque con il sorriso sulle labbra e fece di quel dono la sua vittoria, migliorando la sua vita, cosi presi il secondo foglio e continuai a leggere sembrava che ogni foglio contenesse dei messaggi, quella sera ogni singola parola sembrava la risposte alle mie domande. Aiutare le persone è ciò che volevo, il giorno successivo disegnai un sorriso sul mio viso con i colori e i trucchi che avevo trovato, il sorriso era cosi grande che solo a guardarmi sullo specchio sorridevo sentendo una bella sensazione dentro me.
Camminai e senza accorgermene, mi trovai in un parco molto affollato a un certo punto la gente inizio a guardarmi vedere la mia espressione buffa li faceva sorridere e ad un certo punto vidi un bimbo lasciarmi una moneta e così capii che quel sorriso non solo faceva star bene a chi mi guardava, ma mi stava per cambiare la vita. Il giorno successivo tornai allo stesso parco vestita uguale pero questa volta mi misi anche il costume con quelle scarpe così buffe; il parco era pieno di bambini ed erano lì che mi aspettavano erano sorridenti i genitori erano anche loro felici e cosi iniziai a far del sorriso un lavoro feci tante cose buffe per far divertire la gente, mi chiamarono la pagliaccia Sofì .La mia nuova vita cominciò così, la maschera non fu più quella piena di angoscia e tristezza ma quella sorridente e cosi andai in giro lavorando regalando sorrisi, quando un giorno rividi quel uomo che avevo già incontrato in diversi momenti importanti della mia vita, mi chiese se ero felice e io gli risposi che prima avevo paura di affrontare molte cose, ma la forza e l’amore per i miei figli mi hanno spinto a non mollare ora ho ritrovato la felicità; a quel punto l’uomo disse sorridi sempre e porta il sorriso a tutti.
Da quel momento mi chiamarono tutti la pagliaccia Sofì.
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