Contest “la vita in maschera” – Silvia Pino – Scrittura
L’amore porta anche a questo
Erano quasi le quattro di notte e Greta, rientrando a casa, si tolse le scarpe per non fare rumore. Si spostò in cucina, e si accorse che sul frigo, sotto una piccola calamita a forma di coccinella, c’era un bigliettino: “Ti amo, come il primo giorno, forse anche di più. Tuo, Lorenzo”.
Lui arrivò puntuale, come sempre.
Greta si mise frettolosamente le scarpe, dodici centimetri di vanità, dodici centimetri per sentirsi più giovane; aveva costantemente paura di aver dimenticato qualcosa, controllava la borsa almeno un paio di volte prima di uscire di casa.
“Ti fai attendere sempre” lui sorrise, ma era un sorriso triste.
“Lo so, scusami. Andiamo da te?” domandò Greta salendo sulla decapottabile.
“Vorrei fare una cosa normale stasera…”.
“Normale?”.
“Sì, normale” rispose Andrea.
La donna era perplessa. “Non capisco cosa ci sia di strano ad andare a casa tua”.
Lui sembrò esitare, poi scoppiò: “Sono stanco di nascondermi Greta! Per una sera vorrei che tra noi ci fosse almeno una parvenza di un rapporto normale e sereno. Sono stanco di viverti ad ore, di immaginare come possa essere svegliarsi con te accanto, stanco di sapere che lui può averti quando vuole e io devo aspettare un momento libero” si fermò e abbassò lo sguardo. “Perché alla fine, di momenti si tratta”.
Tra i due ci fu un silenzio imbarazzante. Greta iniziò a guardare fisso davanti a lei, il vuoto probabilmente. Andrea era stupito e al tempo stesso spaventato per ciò che le aveva appena detto.
“Non è facile Andrea…” sussurrò infine Greta.
“Lo so, non lo è mai stato, neanche prima di lui”.
I loro sguardi si incrociarono. “Allora forse è questo che meritiamo… momenti”.
“Non farti condizionare da ciò che c’è stato tra noi tempo fa… eravamo troppo immaturi e troppo stupidi, e ci siamo persi senza provare a tenerci veramente” le parole di Andrea nascondevano ricordi e nostalgia.
“Eravamo immaturi, questo è vero, ma ora le cose sono cambiate. Lorenzo mi ha dato quella fiducia che tu mi hai sempre negato, è riuscito a darmi le sicurezze che cercavo. Tu non l’hai mai fatto”.
“Stai scherzando Greta? Tu mi hai lasciato con una telefonata mentre io ero a Parigi dai miei. Avevi paura e sei scappata!”
“Litigavamo sempre…” disse Greta con dolcezza prendendogli la mano.
“Quando le cose non vanno si dovrebbe far qualcosa per rimediare. A cosa serve scappare, nascondersi?”
La donna preferì non rispondere.
Andrea e Greta si fidanzarono ai tempi dell’università, si conobbero ad una festa di amici in comune e subito sentirono che tra loro c’era una strana ma forte alchimia. Nonostante la passione e le tante cose in comune, le discussioni erano all’ordine del giorno. L’amore non bastava.
Dopo diversi anni Greta conobbe Lorenzo e si sposarono dopo soli tre mesi di convivenza. Andrea sparì, ma non passò molto tempo che Greta decise di cercarlo; i loro incontri diventarono un’abitudine. Lei si divideva tra il lavoro, la casa con suo marito Lorenzo e Andrea, l’amico e l’amore tormentato di una vita.
Per quanto Lorenzo fosse presente e amorevole, a Greta non bastava più; ogni giorno la donna indossava una maschera per coprire abitudine e routine, una maschera che aveva finito per costituire i pilastri della sua mezza vita.
“Smettila di vedermi migliore di quella che sono Andrea, tradisco mio marito e, nonostante questo, ogni notte dormo con lui…”
“Perché cerchi di sminuirti?” chiese Andrea accarezzandole la guancia.
“Non mi sto sminuendo… non è forse vero ciò che ho detto?”
“Sono tanti motivi che portano una persona a tradirne un’altra. Tu sei in grado di provare amore, io lo so. Con me puoi toglierti la maschera, con me non devi fingere.”
“E’ molto più facile fingere”.
“Nascondendosi non si costruisce nulla Greta!” esclamò Andrea.
“E se io non volessi costruire nulla? Se non avessi bisogno di qualcuno?” .
“E dovremmo andare avanti così?”
“Non lo so Andrea!” rispose infastidita. “Non so più niente!”
Andrea esitò, poi cercò lo sguardo della donna. “Quando dirai a tuo marito di noi?”
Greta diventò pallida. “ Presto…”
“Certo, presto…”
Gli prese la mano. “Non ci roviniamo la serata dai, ho detto a Lorenzo che uscivo con Sara e sarei tornata tardi. Abbiamo tanto tempo”.
“D’accordo… allora andiamo da me, così stai tranquilla”.
Non era il momento per affrontare la situazione. Lui lo sapeva, ma l’avrebbe aspettata, andando avanti fingendo che andasse tutto bene. L’ amore porta anche a questo.
Erano le undici di sera di un mercoledì e Lorenzo era rientrato a casa da poco più di un’ora. Effettivamente poteva essere anche lunedì o martedì, a questo punto, poco importava. Era un giorno qualunque in mezzo a tante, troppe, giornate destinate a ripetersi.
Lorenzo vide dalla finestra la stessa scena alla quale assisteva ormai da anni: sua moglie che entrava nella solita decappottabile nera e un uomo dentro che l’aspettava.
Le lacrime non uscivano più, la malinconia predominava e vinceva anche sulla rabbia. Lorenzo sapeva tutto, preferiva però celare il suo risentimento per paura che Greta si allontanasse completamente da lui. L’ amore porta anche a questo.
Erano quasi le quattro di notte e Greta, rientrando a casa, si tolse le scarpe per non fare rumore. Si spostò in cucina, e si accorse che sul frigo, sotto una piccola calamita a forma di coccinella, c’era un bigliettino: “Ti amo, come il primo giorno, forse anche di più. Tuo, Lorenzo”.
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